Ciò premesso ci sentiamo obbligati a fare alcune considerazioni sulla proposta di regolamento al vaglio del Consiglio Comunale di Maiori.
Un esempio a sostegno
Il TAR del Veneto (Sez. I, n. 865/2021) ha annullato un regolamento di un piccolo Comune (≈ 6700 abitanti) che imponeva 1 000 firme autenticate — circa il 15 % dell’elettorato — per avviare un referendum. La sentenza afferma che:
• la soglia di sottoscrizione dev’essere proporzionata (art. 3 Cost. e art. 8 TUEL) e non può rendere l’istituto «di fatto impraticabile»;
• in concreto, chiedere a più di un elettore su sette di firmare in soli 60 giorni eccede il limite di ragionevolezza;
• gli statuti devono promuovere, non ostacolare la partecipazione, introducendo anche strumenti telematici (firma digitale/PEC) per agevolare la raccolta.
Il TAR ha quindi disposto la rideterminazione della soglia «in misura ragionevole» e l’obbligo di prevedere la firma digitale.
Rilevanza per Maiori: la sentenza dimostra che pretendere ~1 000 firme (20 %), e per giunta senza modalità digitali, replica una soglia già dichiarata sproporzionata e violerebbe i medesimi principi di proporzionalità ed effettività.
Le nostre proposte per garantire partecipazione e democrazia.
1. Portare la soglia al 5–10 % degli aventi diritto (≈ 240–480 firme).
2. Adozione della firma digitale (SPID/CIE) e snellimento dei controlli, in linea con le best practice nazionali.
3. Riportare il numero di sottoscrittori Comitato promotore a 50, non autenticate.
4. Consentire l’abbinamento con altre consultazioni elettorali, riducendo costi e aumentando l’affluenza.
La democrazia diretta è un valore da facilitare, non da reprimere. Alzare barriere e non modernizzare le procedure significa spingere i cittadini ad abbandonare gli spazi di partecipazione invece di valorizzarli.
Il Comitato continuerà a difendere il diritto delle comunità a pronunciarsi sui temi che le riguardano
comitato@referendumpopolaremaiori.it